C’ERA UNA VOLTA L’AUTONOMIA SCOLASTICA

Amo la Scuola. Ci ho passato gran parte della mia vita. Credo fermamente nel suo ruolo fondamentale nella crescita e approvo e sostengo la didattica in classe, per istruire, educare e perché è veicolo di relazioni che fanno maturare le persone e annullano le diversità. Ho seguito con interesse quest’estate il lavoro degli istituti scolastici in varie parti del nostro Paese che si sono organizzati e si sono industriati per far partire la Scuola a settembre nella sicurezza, dimostrando che ogni realtà può decidere autonomamente, applicando delle modifiche all’interno del proprio istituto, pur nel rispetto delle leggi. Ma quelle scuole hanno lavorato sodo, appunto, e hanno riaperto in sicurezza. Fin da questa primavera mi aspetto di sentire che, nell’ambito dell’autonomia scolastica, venga applicata flessibilità oraria, mi sembra irreale che in una situazione di emergenza, quale è la pandemia che stiamo vivendo, non si affrontino il problema dell’orario scolastico e dei programmi. Per due motivi:1. bisogna considerare che in questo momento complicato anche i nostri giovani sono carichi di emotività ed è difficile pretendere un’attenzione prolungata alle lezioni se non adeguatamente arricchite di momenti “variabili”; quindi mi aspetto che vengano riviste le programmazioni nella loro essenzialità, efficacia ed attualità;2. Una flessibilità d’orario, inoltre, avrebbe risolto il problema trasporti alunni tranquillamente e senza ulteriori oneri economici per le regioni e i comuni. Mi vengono in mente alcuni esempi: andare a scuola a settimane alterne (una in aula e una a casa con lezioni online, alternando le classi; oppure mattina o pomeriggio, alternando le classi, orari ridotti,…), gli esempi potrebbero essere tanti e adattarsi alle diverse realtà scolastiche e del territorio. E pensare di potenziare la viabilità sostenibile, come suggerito e timidamente sostenuto dallo Stato inizialmente? Questo è il momento di incrementare uno stile di vita che eviti il collasso invernale dei mezzi di trasporto con carburanti di origine fossile che ci avvelenano e continuano ad essere diseducativi per i giovani. Ci sono un’infinità di proposte da attuare nel campo dei trasporti per iniziare seriamente e contemporaneamente alla Pandemia attuale un risanamento ambientale atteso dai giovani. E si continua a blaterare di incentivare i trasporti pubblici tradizionali, ignorando volutamente (o scioccamente?) che l’inquinamento è su una via senza ritorno.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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