Tomasino, una fiaba moderna in difesa dell’Ambiente

di Maria Teresa D’agostino in APOSTROFIASUD

Ringrazio di cuore la giornalista Maria Teresa D’Agostino, per la ricca ed emozionante intervista che, con professionalità e sensibilità, mi ha permesso di soffermarmi su argomenti che mi stanno molto a cuore come persona e come autrice e che mi portano a riflettere tra passato e presente.

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Tomasino, una fiaba moderna in difesa dell’ambiente – Dialogo con Caterina Condoluci

Date: 17 febbraio 2021Author: Maria Teresa D’Agostino1 Commento

Caterina Condoluci ama comunicare attraverso la scrittura. Così il suo impegno sociale, gli ideali ambientalisti, l’universo molteplice e sfaccettato delle donne entrano nei suoi libri densi di sentimenti, caratterizzati dalla condivisione. Dalla sua penna traspaiono fine sensibilità, attenzione al mondo, cura nel narrare. Di origine calabrese, vive a Treviso, ma mantiene un forte legame con le sue radici. È autrice di Uomini e donne oltre la siepe (Palombi), una sorta di commedia umana di cui è protagonista Margherita, che ritorna nei successivi romanzi; poi Ritorno a Pellekinos, romanzo dal sapore di giallo sulla devastazione ambientale e la crisi di valori; FuturaMente, raccolta di saggi sulla realtà contemporanea; Storie di donne tra narrazione e realtà, un libro tra narrazione e saggistica, e il nuovo Il segreto di Tomasino, il bambino che parlava alle piante, per ragazzi, tutti editi da Bertoni. Abbiamo parlato con lei di libri, di ambiente e di Sud.

La sua più recente pubblicazione, Il segreto di Tomasino, il bambino che parlava alle piante, è un libro per ragazzi, ma non solo, con un grande tema centrale: l’ambiente. Il segreto di Tomasino e le mie fiabe sono rivolti ai giovanissimi e no. In realtà mentre scrivo mi vengono in mente i bambini e le loro famiglie assieme a leggere o ascoltare e poi commentare la storia da me narrata o le illustrazioni. Immagino il racconto che riesce a riunire la famiglia, in questo caso su una situazione che accomuna grandi e piccini: il problema ambientale. Nel caso di quest’ultimo lavoro, ho pensato anche alla Scuola. Nella seconda parte del libro, infatti, vengono sviluppati da un esperto ambientalista, Andrea Wehrenfennig, gli argomenti divisi per tematiche, emersi nella storia, che riguardano l’Ambiente, tema a me molto caro. Il contenuto è scientifico ed arricchito da immagini a colori, sviluppato con un linguaggio semplice, così i ragazzi, dopo aver letto il racconto possono approfondire da soli o guidati. Il libro comprende anche una scheda di lavoro realizzata da Mario Mearelli, esperto in didattica ambientale. Ogni argomento è anticipato da una scheda filmica di Antonio Falcone che presenta ogni argomento trattato. Le illustrazioni della storia sono di Roberta Scomparsa.

Nel racconto c’è la contrapposizione tra la città e la campagna. Sogna il ritorno alla terra, a una vita più a contatto con la natura? Nel libro hanno un ruolo importante anche le figure dei nonni che rappresentano la memoria, il vissuto, le radici ma tutto ciò non vuole essere presentato in senso nostalgico. Certo i nonni riescono a dare a Tomasino un bagaglio di conoscenze, di amore per la Natura e per le persone che lo formeranno positivamente e incisivamente ma gli permetteranno, alla fine di progettare un Futuro più pulito a contatto con la Natura e nel suo rispetto, anche da solo, aiutato dalla scienza e dalla tecnica. La Natura, la Terra bistrattata e ridotta allo stremo, per avidità e per ignoranza in una situazione ormai apocalittica sono argomenti costanti della mia narrazione. Jonathan Franzen, in un recente lavoro, E se smettessimo di fingere?, ribadisce, assieme a numerosi scienziati, che siamo ormai ad un punto di non ritorno per l’inquinamento e le variazioni climatiche. Solo la Resilienza ecologica può aiutarci, in qualche modo. Ma io voglio sperare che le cose possano cambiare. Anche se non riuscirò, assieme alla mia generazione, a beneficiare di un mutamento sostanziale del risanamento ambientale, mi conforta vedere tanti giovanissimi come Greta Thumberg lottare energicamente per un mondo più sano. Sono convinta che tutti noi, ognuno con le proprie armi, dobbiamo fare qualcosa per l’Ambiente, e che nessuna forma d’arte e di cultura può fare a meno di occuparsi di questi problemi.

Un altro tema caro al suo impegno di autrice è quello della donna, la donna con le sue complessità. Sì, è così. Alcuni miei libri hanno il titolo al femminile: Una vita al femminile, Uomini e donne oltre la siepe, Storie di donne tra narrazione e realtà. Più di una volta mi sono ritrovata ad organizzare dibattiti al femminile ma, in realtà, considerando la sua posizione parallela al maschio. Mi piace narrare storie di donne che evidenziano le loro diversità, le loro fragilità, la loro forza ma senza contrapposizioni. Credo che il percorso per una reale emancipazione della donna, dentro la donna stessa sia ancora lontano, nonostante le conquiste realizzate e sono d’accordo con l’affermazione di Miriam Mafai: Alle giovani dico di non abbassare la guardia, non si sa mai. In realtà penso con gratitudine a tutte le donne che con le loro lotte hanno permesso di ottenere diversi miglioramenti, prima fra tutti il diritto di voto. Ma non sono pronta a gridare alla bontà delle donne sempre e in ogni luogo. Penso alla tratta delle schiave del mondo contemporaneo, per esempio dalla Nigeria all’Italia, facilitata da molte donne pronte a gettare senza scrupoli e con l’inganno altre donne nel traffico della prostituzione. Ci sono donne che si occupano d’affari di droga, d’usura e di estorsioni con la durezza e la forza di un uomo, spietatamente. Altro che ruolo di femmina secondario e subordinato. Il nostro percorso di emancipazione reale è ancora lungo.

Quali tra le storie di donne narrate sente più vicine? Non è facile scegliere; in realtà, rileggendo le mie storie, ho l’impressione che in ogni personaggio ci sia una piccola parte di me, involontariamente. Ogni donna narrata, alla fine, ha la mia comprensione profonda, e, a volte, anche il mio perdono. Sorellanza? Solidarietà femminile? Forse perché ho vissuto con loro fianco a fianco per tutto il tempo della scrittura che è almeno un anno. Alla fine ci si immedesima. Vuol dire molto stare assieme per tanto tempo! Alla fine mi sento un po’ Claudia, un po’ Sara, un po’ Giovanna, un po’ Angela… un po’ di più Margherita!

Quanto e cosa delle sue radici meridionali entra nelle sue scelte di autrice? Sono arrivata a Treviso, tanto tempo fa, con il mio bagaglio di paure, affetti, convinzioni, aspettative, sogni. Ho scelto a tavolino un posto dove lavorare e vivere. Cercavo la Bellezza, certo diversa da quella che lasciavo ma che mi facesse vivere umanamente. Fu poi una gita scolastica con i miei alunni, già insegnavo facendo supplenze, che mi convinse che avrei trovato nel Veneto un’altra Bellezza fatta d’arte, di natura splendida e incontaminata, di mare che forse avrebbe potuto attenuare la nostalgia struggente che avevo dentro. Ho compreso, così, che ogni speranza inizia con un abbandono. Certo la realtà non è completamente come la immaginiamo ma posso affermare che allora avevo considerato bene. Impossibile pensare che quello che ci portiamo dentro possa scomparire, soprattutto se non vogliamo. In uno dei miei primi libri, Marvicio, un giovane di Calabria, credo ci sia molto di me. C’è molto della mia terra d’origine in altri lavori come, ad esempio, in Ritorno a Pellekinos, un libro dal sapore di giallo sulla crisi dei valori e la devastazione ambientale.

Quali sono gli aspetti migliori del sud e del nord a suo parere? Questa domanda, rivoltami nel passato, avrebbe avuto una risposta più nettamente distinta e, forse, idilliaca. Da tempo, ormai, purtroppo, l’ideologia del profitto ha appiattito gli animi in una corsa dal sapore malavitoso verso “Soldi, voglio tutto e subito senza soffermarmi sulle conseguenze”. Ne è derivata in tutta la penisola una corruzione tangibile nel quotidiano, che è sotto gli occhi di tutti, senza ritegno e senza vergogna, neanche nei momenti più fragili, come questo della pandemia, che avrebbe dovuto unire tutti in un abbraccio solidale per il bene comune, come sembrava avvenisse inizialmente. Ma, poi, ha preso nuovamente il sopravvento l’individualismo, l’egocentrismo, l’avidità, che stanno rafforzando sempre di più i potenti e i ricchi e stanno distruggendo i poveri, mettendoli in condizioni di dover essere assistiti. Fatta questa amara premessa, rimangono naturalmente delle peculiarità dei luoghi che mi stanno a cuore, sia per quanto riguarda il territorio sia le persone, la società. La Natura, dicevo, mi sta molto a cuore. Entrambi i territori detengono una bellezza inestimabile. Penso alle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco, con le caratteristiche precise e uniche, gli sconfinati panorami, le grandi diversità di colori, i borghi sparsi d’indescrivibile bellezza. Ecco, innanzi al fascino delle Dolomiti, confesso di provare le stesse emozioni che provo innanzi al “mio” mare. Il mio mare… il mio rapporto con il mare calabrese mantiene la stessa intensa emozione di quando l’ho lasciato. Nessuna rappresentazione o cartolina attuale potrebbero restituire all’incanto del passato nella mia memoria, per l’azzurro del mare e del cielo, le lunghe spiagge larghe, le scogliere pittoresche. I borghi bisogna andare a cercarli nell’entroterra, abbandonati attraverso il tempo per una emigrazione senza sosta di giovani alla ricerca di un futuro. Molto di questa terra è stato distrutto da tsunami e terremoti, ultimo, devastante, nel 1908, rase al suolo Reggio e Messina e molti paesi nelle loro province. Le scosse sono una costante che rendono la terra “ballerina” e contribuiscono, forse, a rendere la gente un po’ fatalista. Rimangono, quindi, solo resti del grande passato della Magna Grecia e dell’arte, di cui assaporiamo l’inestimabile esempio nei bronzi di Riace che possiamo ammirare nel museo di Reggio Calabria. L’arte è l’altra mia grande passione. Ma mi dilungherei troppo e non è il momento di soffermarmi su Canova, Canaletto, il Giorgione, Lorenzo Lotto, Scarpa… e tanti tanti altri che contribuiscono ad arricchire l’arte e la bellezza del Veneto nelle varie città e a Venezia, città amata in tutto il mondo. Devo dire che quando sono arrivata avevo in mente degli stereotipi delle persone del nord e del sud che non hanno trovato riscontro entrando nella realtà e conoscendola bene. Ad esempio avevo sentito dire ripetutamente che al nord non c’era il senso della famiglia. Esattamente il contrario. Ho raccontato in Una vita al femminile, un racconto storico di una donna trevigiana dalla seconda guerra mondiale al 2010, come viveva la famiglia. Ho riscontrato un senso della famiglia forte, estrinsecato, forse, in modo diverso, meno passionale ma più sentimentale. Ecco… a me è piaciuto unire questi due aspetti, passione e sentimento, mi sembra il massimo in una persona. Certo al sud ci sono un’accoglienza e un’ospitalità più immediate e calorose. Qui ho riscontrato, dietro un’apparente introversione, che inizialmente confondevo per indifferenza, una solidarietà silenziosa che porta le persone, numerose, a forme di sostegno notevole, anche ora, durante la pandemia del Covid. E potrei soffermarmi ancora a raccontarvi di me, che ormai mi sento due cuori per gli affetti, le persone, le situazioni che ho vissuto e che sto vivendo in entrambi i posti, ma mi porterebbero molto lontano. Un’altra volta, forse.

Quali altre storie ha in animo di raccontare? Io scrivo anche fiabe, racconti per bambini, ragazzi e non solo. Sicuramente continuerò a farlo. Sono convinta che la scrittura, in un momento così complicato, se non coinvolge anche i giovanissimi e non comunica con loro rischia di diventare autoreferenziale. Ho già lavori pronti, a questo proposito. Ripeterò certamente l’esperienza del saggio e un lavoro che è una promessa a me stessa e di cui parlerò in seguito. Però mi succede che, volte, mentre sto scrivendo, ho un’intuizione che mi prende così intensamente da intraprendere un altro lavoro, senza lasciare niente di incompiuto. Per cui un libro finito e pubblicato può essere stato in cantiere anche da qualche anno.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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