I paesi occidentali, europei ed extraeuropei, tradizionalmente simboli di tolleranza, vivono una crisi reale che li sta mettendo a dura prova.

“…Il periodo che stiamo vivendo ci pone, in realtà, di fronte a condizioni e sfide che generano cambiamenti sostanziali nel modo di concepire un approccio diverso alla vita, mentre l’Europa vive un momento intenso di problemi storici con vecchi e nuovi contrasti che generano paure e violenze. I paesi occidentali, europei ed extraeuropei, tradizionalmente simboli di tolleranza, vivono una crisi reale che li sta mettendo a dura prova. Le nazioni, perse le loro certezze, corrono il rischio di vedere archiviati i loro valori, si rivolgono ai nazionalismi, e stanno provocando cambiamenti geopolitici sotto gli occhi di tutti.

Da tanto tempo stava avanzando una fase di impoverimento fisico e mentale. La società europea, e occidentale in genere, era sovraccarica di contraddizioni tra gli ideali, le religioni e la crisi economica. In realtà il disagio tra le masse era simile in varie parti del mondo, in una costante e lenta perdita dell’identità nazionale. La gente è divenuta insicura e malcontenta.

La civiltà occidentale che si proponeva esempio e guida dei diritti umani, ora barcolla. Crescono comportamenti sciovinisti e protezionisti di triste memoria storica, che atterriscono al ricordo.

In una situazione internazionale instabile.  

Le nuove tecnologie, che avanzano a un ritmo incessante e invadono prepotentemente ogni ambito della nostra vita, facilitano solo apparentemente la comunicazione tra le persone, in realtà diventano spesso un controllo alla partecipazione e alla condivisione e si risolvono in un superficiale soliloquio, mantenendoci in un seducente bilico tra reale e virtuale, imponendo di vivere correndo. Esse, inoltre, hanno assunto una veloce diffusione e un ruolo decisivo ma non sempre positivo nell’educazione e nella scolarizzazione, contribuendo ad assuefare gli studenti a soffermarsi solamente sulla dimensione virtuale delle situazioni, spesso in una sterile ricerca; risulta, poi, difficile aiutarli ad affrontare e risolvere le frustrazioni che ne derivano, alimentando il vuoto che sempre più spesso si verifica nelle nuove generazioni. Le tecnologie, in realtà, saranno sempre meno controllabili. Esse si sono impadronite delle nostre vite, divenendo parte integrante e spesso inquietante del nostro quotidiano. Sono grandi le contraddizioni della realtà contemporanea ed esse generano persone sempre più fragili e sempre più narcisiste, che ignorano e oltrepassano ogni confine umano, cimentandosi in traguardi e conquiste che sembrano non avere limiti.

“…Gira e rigira, questa avidità di cui hanno parlato perfino giornali economici, alla fine è semplicemente un male dell’anima che porta a pensare di essere immortali. Si crede di allungare la vita, ma nel giro di qualche tempo la Terra non basterà più per tutti!…” (1)

 “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”, recita la Bibbia, e oggi l’uomo sembra competere con Dio nella sua continua crescita tecnologica e nella ricerca di miglioramenti e di prolungamenti di vita. Qualche esempio: la robotica aiuta la medicina con macchine che sembrano fantascientifiche; è possibile intervenire su una cellula malata; una nuova vita, che nel passato era il risultato dell’incontro tra il maschio e la femmina, ora è sempre più spesso legata alla tecnologia (inseminazione in vitro, maternità surrogata); con la clonazione si tenta di creare la vita artificialmente; si può cambiare sesso; si può combattere la vecchiaia intervenendo chirurgicamente sul proprio corpo; si rincorre la longevità per poi vivere la senilità in un calvario di solitudine; e anche la morte, nell’evoluzione continua delle tecnologie, è stata superata nel suo aspetto biologico, divenendo artificiale, imponendo una nuova etica vita-morte. Arriveremo a sussurrare parole d’amore a un computer, come nel surreale ma non troppo film “HER”…Dall’introduzione di FuturaMente, a cura di Caterina Condoluci, ed. Bertoni.

Yuval Noah Harari afferma nel libro 21 lezioni per il XXI secolo: “…Viviamo in un’era in cui scienziati, multinazionali e governi stanno imparando a violare il nostro cervello…Un mondo globale esercita una pressione senza precedenti sui nostri comportamenti e sull’etica individuale. Ognuno di noi è intrappolato in numerose ragnatele, che mentre limitano i nostri movimenti trasmettono le nostre vibrazioni impercettibili a destinazioni remote…”., in una società, oggi in cui gli strumenti moderni sono controllati da pochi specialisti e non sono usati per la collettività.  

In tale situazione una moto apparentemente inaspettato e improvviso può incendiare il mondo intero.

E’ quello che sta avvenendo in questi giorni.

Mi è ancora difficile soffermarmi a scrivere di ciò che sta succedendo in Ucraina, troppi ne parlano e ne scrivono in un crescendo di comportamenti terroristici.

Non potremo dimenticare la sofferenza, le morti di giovani, donne, bambini, anziani, sacrificati per l’ennesima volta, poiché la storia sembra non insegnare niente, ai giochi di poteri incomprensibili, qualsiasi essi siano, per la gente abituata a lottare giorno per giorno per sopravvivere. E per costruire faticosamente un mondo per i loro cari fatto di piccole cose.

Questa ennesima violenza sarà difficile da dimenticare.

E sarà difficile perdonare.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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