Un profumo misto di odori accattivanti e rassicuranti la avvolse non appena varcò la soglia del locale Ottolenghi, in Upper Street, a Londra, nel cuore di Islington.
Doveva aspettare in fila il suo turno, ma quella mattina, per fortuna, l’attesa per sedersi al lungo tavolo bianco occupato prevalentemente da giovani donne belle ed eleganti, era solamente di pochi minuti, al contrario degli altri giorni. Nel frattempo osservava le prelibatezze esposte che presagivano una festa per il palato.
Claudia si recava rare volte alla pasticceria- ristorante di Ottolenghi, perché era un lusso che si concedeva quando le capitava qualcosa d’importante e quel giorno le era successo: le era stato comunicato di aver vinto la borsa di studio per un dottorato che le avrebbe permesso di sviluppare una ricerca importante. Lei, infatti, aveva un sogno che era un progetto di vita: collaborare a portare il mondo verso l’energia sostenibile. Ora, finalmente, poteva dare un contributo tangibile. Sì, poteva concedersi una ricca colazione nel suo locale preferito, se l’era meritata!
Claudia aveva sempre creduto nei valori di giustizia, libertà e uguaglianza. Lo studio per lei era un arricchimento costante e necessario, alimentato dal confronto tra culture e relazioni. Perciò lasciò la sua amata isola del Mediterraneo per i suoi sogni che ha sempre cercato di concretizzare con impegno incondizionato. E ora eccola a Londra, lontano dagli affetti e dal sole della sua terra ma pronta a donarsi al mondo.
Dopo aver finito di assaporare la ricca, gustosa e colorata colazione, pagò soddisfatta il conto e uscì per fare ritorno a casa. Quel giorno poteva concedersi di prendersela comoda. Era sabato e non aveva nient’altro da fare. Si soffermò malinconicamente a osservare delle giovanissime ed eleganti donne correre a piedi nudi e con le scarpe col tacco a spillo in mano verso la City, dove speravano di trovare un uomo ricco per trascorrere una serata in un posto elegante e, magari, con qualche bel regalo.
“Che tristezza”, pensò Claudia, continuando il suo vagabondare verso il centro della metropoli. Vedendo delle donne con il burka, accompagnate da uomini, non poté fare a meno di confrontare la scena con quella delle ragazze che correvano mezze nude attratte dallo sfrenato consumismo e si soffermò a pensare alle differenze estreme di culture diverse che convivevano nella stessa città. Delle bellissime ed eleganti donne indiane intente a fare shopping la distrassero, in mezzo a una valanga di turisti appagati di trovarsi lì, nel centro di Londra, la città desiderata dai più.
Claudia, alla fine, decise di prendere la metropolitana e di recarsi nei pressi del Tamigi. Era abituata ad ascoltare discorsi diversi durante i suoi spostamenti ma quel giorno, per la prima volta, sentì parole inquietanti provenienti da gruppi di persone adulte e anziane, principalmente donne. Queste inveivano contro l’Unione Europea, fonte, per loro, di guai e di crisi economica e contro i numerosi immigrati che costringevano a una politica d’austerità e deturpavano la loro identità, di cui volevano riappropriarsi.
La conversazione era così violenta che Claudia ne rimase profondamente colpita.
Lei aveva un’idea così ottimista della vita ed era così presa dai suoi impegni che da non accorgersi che la gente stava cambiando. Non aveva dovutamente rilevato che stava avanzando una fase d’impoverimento fisico e mentale, poiché la corruzione non aveva più ritegno. Claudia credeva di vivere in una società civile solida, certamente da migliorare e lei avrebbe dato il suo contributo perché avvenisse. Non si era accorta di quanto fossero cresciuti e stessero ancora aumentando le masse sovraccaricate e i sogni naufragati, le contraddizioni tra gli ideali, le religioni e la crisi economica.
A un certo punto sentì un senso d’inadeguatezza mai provato, poiché era stata convinta fino allora che la cultura e lo spirito critico l’avrebbero sempre aiutata a cavarsela in qualsiasi parte del mondo democratico.
Ritornò a casa stanca, esageratamente stanca. Si sdraiò sul letto supina, con le braccia incrociate sotto la testa e, fissando il soffitto, incominciò a riflettere. “Come ho potuto ignorare diversi sintomi nel mondo che vedono dilagare il populismo?!”, si chiese preoccupata. Poi ammise a se stessa che gli indizi del disagio tra la gente erano simili in varie parti del mondo. Fondamentalmente da anni ormai la gente viveva una politica d’austerità che, unita a una conduzione ambigua e contraddittoria delle politiche migratorie, aveva provocato una gestione onerosa, problematica e spesso allarmante dell’accoglienza. Contemporaneamente avveniva una lenta ma costante perdita dell’identità nazionale. La gente era diffidente ed era insicura. Il malcontento interessava ogni fascia d’età ed entrambi i sessi, tutti impauriti di vedere scomparire i loro diritti e di restare senza lavoro, vista la crisi dilagante. Claudia pensò che le ultime elezioni e le conseguenti scelte politiche del Paese che la ospitava non fossero rassicuranti. “Dovrò lasciare anche questa nazione?”, si chiese la giovane, “E dove andare? Dove trovare spazio per la mia ricerca?”. Passò mentalmente i paesi europei ed extraeuropei tradizionalmente simboli della tolleranza; anch’essi, però, esasperati, sembravano pronti con le loro recenti scelte politiche ad accogliere il populismo e manifestavano idee antieuropeiste in una crescente paura di attentati terroristici. La civiltà occidentale che storicamente si proponeva esempio e guida dei diritti umani ora barcollava. Crescevano comportamenti nazionalisti e protezionisti di triste memoria storica che al ricordo atterrivano la giovane.
“E noi donne, in particolare”, pensò Claudia, “ dove andremo? In una società così modificata perderemo tutto ciò che abbiamo faticosamente conquistato in termini di uguaglianza, dignità ed emancipazione all’oppressione maschile?”.