Memoria e Ricordo
Le donne non decidono la guerra
La memoria è importante, meglio il ricordo, perché esso è “il ritorno al cuore”, non solo, quindi, razionale ma emotivo e sentimentale. Il ricordo ci consente di rivelarci significati impensabili, fondamentali per la nostra consapevolezza.
Memoria e ricordo ci permettono di mutare il presente e noi stessi, in un momento attuale, digitale, in cui la memoria non si presta solo ad essere consultata ma è la memoria che consulta noi.
Ora, inevitabilmente, la memoria riporta alla guerra.
Le donne non vogliono la guerra e sono attive nel contrastarla.
Le donne non decidono la guerra. Quando la si decide loro non siedono ai tavoli assieme a chi detiene il potere. Non vengono invitate, nessuno le vuole, perché non sceglierebbero la guerra.
Loro sono per la vita, non potrebbero condannare i loro figli a perdere la vita dopo avergliela donata.
E ricordiamo…
Le donne, nella seconda guerra mondiale, erano spesso diventate capifamiglia e lavoravano in fabbrica oltre che nei campi, poiché i loro mariti erano a combattere. Anche le Università rimasero aperte per opera delle donne, per cui per loro questo terribile periodo fu una vera e propria emancipazione dal ruolo prettamente casalingo in cui erano state relegate durante il fascismo. In questo periodo dimostrarono interamente la loro intelligenza e la loro bravura, sia in città sia in campagna. Organizzavano manifestazioni e scioperi, mentre si occupavano della famiglia e dei figli.
Durante la Resistenza erano le donne di età, religione, idee politiche e ceti sociali diversi che sostenevano fisicamente, raccogliendo fondi, e psicologicamente i loro uomini in carcere. Erano le donne staffette a nutrire gli uomini nascosti e a organizzare la lotta contro il nazifascismo, mantenendo con i loro messaggi le comunicazioni tra i vari compagni. E per questo rischiavano giorno per giorno la prigione, la violenza, la tortura, la vita.
Se alla fine della guerra si è ritornati a vivere è anche opera loro.
Eppure ci risiamo, memoria, ricordo, sofferenza, violenza, non servono a niente. Ecco, si ripresentano novelli vati che promettono nuovi assetti geopolitici, nuove economie, nuova vita. Per chi?
Per la gente che vuole un’esistenza sobria, pacifica, di lavoro, di costruzione, d’amore. No! Pochi potenti nel mondo che continuano a tenere l’umanità all’oscuro delle loro reali mire, mandano a morte milioni d’innocenti.
La guerra che verrà
Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre…
Scriveva Bertolt Brecht
E le donne, per l’ennesima volta, osservano, agiscono, si attivano con la sola arma che si ritrovano: l’amore per la vita.
Donne sfollate, donne private delle loro case, dei loro averi, dei loro affetti, del lavoro che si stavano costruendo.
E rincominciano a lottare, ad spettare, a soffrire, incredule innanzi alla prepotenza, all’arroganza.
E quando intervengono lo fanno con forza, tenacia, creatività,… vedendo i loro figli cadere per l’inutilità, la cecità, la corsa al denaro e al potere senza limiti.
No. Alla luce dei fatti, memoria e ricordo non ci permettono di mutare il presente e noi stessi, purtroppo.