E scusatemi se mi ripeto…

E SCUSATEMI SE MI RIPETO…

QUANTE VOLTE ANCORA BISOGNERA’ RIBADIRE LO STRETTO COLLEGAMENTO TRA INQUINAMENTO E PANDEMIA? Che le epidemie come il Coronavirus derivano dalle azioni dell’uomo sull’ambiente?
E che di conseguenza i Paesi con più alto tasso di inquinamento e in particolare quelli con una presenza delle particelle infestanti note come Pm10 e Pm2,5, sono costretti a trattenersi più a lungo le epidemie e, in questo momento, il Coronavirus?
Quanti scienziati dovranno ancora dimostrare, parlare, scrivere, ormai accoratamente, che se non si affronta il problema salute della Terra è pressoché inutile occuparsi anche se con passione e con impegno di un problema di salute intrinseco che, lungi da una risoluzione definitiva vedremo ripetersi, a detta degli esperti, sotto altre sembianze?
Fino a quando si potrà ancora ignorare il problema SALUTE, in tutte le sue accezioni?
Gli scienziati, ormai innumerevoli, affermano da anni con chiarezza problemi e soluzioni dell’inquinamento, raccomandando di tutelare la salute umana, rispettando la biodiversità per evitare malattie di dimensioni epocali come la pandemia, che ora sta terrorizzando l’umanità.

Il problema, quindi, non è scientifico…

Lo studio dei virologi sull’esistenza dei virus influenzali è ormai trentennale, basta fare qualche esempio, nessuno veramente ascoltato.

Nel libro “Influenza” del 1987, Edwin Kilbourne, un ricercatore americano, uno dei leader della scienza biomedica del XX secolo, famoso, tra l’altro, per aver elaborato un metodo, ancora oggi utilizzato nella produzione di vaccini influenzali, analizza la natura dell’influenza e delle sue epidemie, avvalendosi dei progressi della biologia molecolare. Già allora egli, attraverso i suoi studi, aveva il timore di una pandemia dalle caratteristiche di quella attuale e aveva descritto un virus futuro che si sarebbe trasmesso anche nell’aria.

Ma non fu ascoltato.

E ora ci siamo.

Troppo presi tutti ad inseguire profitto e potere.

Adesso viviamo anche l’emergenza climatica, che non passerà certamente alla fine della Pandemia Coronavirus che non si sa quando avverrà; ma essa stessa è già una lenta pandemia.

Così afferma Andrea Wehrenfennig, presidente Legambiente di Trieste e studioso dell’inquinamento delle plastiche in mare e dell’emergenza climatica, nel suo scritto “Il Clima che ci aspetta”:

Il riscaldamento globale e le modifiche al ciclo dell’acqua hanno un impatto immediato sugli ecosistemi terrestri e marini, in particolare sulle fasce vegetazionali. Le specie vegetali sono costrette a spostarsi, se possibile, verso l’alto per ritrovare ambienti più freschi, e vengono sostituite da specie diverse adatte al clima più caldo. La riduzione delle precipitazioni porta alla scomparsa di comunità vegetali, alla migrazione di comunità animali e alla perdita di habitat. E’ già evidente l’impatto sulle foreste: in seguito a episodi di aridità, si registrano eventi di disseccamento e mortalità degli alberi…La questione riguarda tutti noi, non possiamo ignorarla e porre questa pesante eredità a carico dei giovani di oggi e delle generazioni future…”.

E si continua a discutere di riacquistare l’economia di prima parlando sempre di PIL, ignorando che sarà impossibile tornare indietro senza fare i conti con i problemi ambientali.

Anche la letteratura, negli ultimi anni, ha più volte trattato di situazioni estreme, narrando di un futuro distopico, in cui, a causa di devastazioni ambientali, carestie e malattie avrebbero colpito duramente l’umanità. A volte sono storie che riprendono situazioni del passato per comprendere meglio il presente e immaginare il Futuro.

E quando si smette di sognare immaginando un futuro pessimista è difficile che avvenga il contrario.

Numerosi sono gli autori che scrivono a proposito, ne cito qualcuno: Caterina Condoluci, “Ritorno a Pellekinos”,  2016;  Albert Camus, “La peste, 1947; Spillover. L’evoluzione delle Pandemie”, 2018; Laura Spinney, “L’influenza spagnola: La pandemia che cambiò il mondo”, 2018;  e tanti, tanti altri…

Eppure sarà necessario riuscire a recuperare la capacità di pensare in positivo se vogliamo immaginare un Futuro da vivere.

Io credo che non saremo noi ma sarà la prossima generazione che risolverà il problema Ambiente e vivibilità della Terra nel Futuro. Ma bisognerà pur incominciare a dare segnali seri

Allora, CHE FARE?

Nella situazione attuale, incerta e precaria, in cui sembra essersi persa la fede e ogni spiritualità, pare non rimanga altro che riappropriarsi dell’amore per la natura, quasi con un senso di colpa e di espiazione per come l’abbiamo ridotta. Il ritorno alla Natura in una sorta di ricerca di autenticità, di essenzialità, di verità, spinge a credere nuovamente nella salvezza della Terra, del nostro pianeta e dell’uomo. Un riavvicinarsi alla Terra Madre con un forte senso di speranza, in un rapporto di utilità e di gioiosità, non intesa come fonte inesauribile per un’economia in cui si adora Mammona ma nel giusto valore della vita e delle cose che veramente contano per il nostro benessere.

Per uscire dallo stato di solitudine cronica in cui versa la società attuale.

Per fare ciò credo che bisogna riscoprire il valore del dare con generosità a scapito del prendere, ascoltando e valorizzando l’altro.

“…Se l’umanità vuole sopravvivere a questa sfida la protezione e la prevenzione dai rischi sociali non bastano, ma serve una urgente prevenzione dei rischi ambientali che metta in moto ricorsività virtuose di protezione della vita nel suo complesso…”, da
“Una sola radice per molti fiori La vita della Terra e la cura dell’uomo al tempo del Coronavirus” di Giacomo Lampredi

E SCUSATEMI SE MI RIPETO…ma tacere su problematiche, legate all’Ambiente, oggi, equivale a rassegnazione, ad abitudine e mi è stato insegnato che queste possono essere le peggiori malattie, perché spingono ad accettare come giusto ciò che giusto non è.

 

 

 

 

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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