Che il sacrificio e la paura non passino inutilmente…

Il mio nuovo libro era in pubblicazione quando il tempo, improvvisamente, si è interrotto e tutto ciò che aveva importanza fino a poco prima sembrava non valere più.

Gli appuntamenti cancellati o rimandati, io stessa ho deciso, ragionevolmente, di non muovermi, per evitare il pericolo del contagio e per riuscire a continuare a pensare.

Il controllo della mia vita programmata era saltato, certa, ormai, di non essere più padrona di organizzare il mio tempo futuro, cercando, ancora oggi, di vivere come posso il tempo presente per continuare a dargli significato e valore.

Diversi i timori, oltre a quello del virus: che tutto scorra senza un reale mutamento; che questo senso di solitudine non ci abbandoni e che ci lasci indifferenti, sofferenti, sospettosi, avviliti, separati…in un momento in cui alle tante incertezze esistenziali si aggiunge quello della scienza, mentre osserviamo gli esperti contraddirsi e litigare, per poi ripetere noi stessi il loro comportamento, sempre più arrabbiati, sempre più diffidenti, incerti…

Incerti sull’origine della Pandemia, la cui soluzione è ancora in alto mare, mentre le notizie inattendibili si propagano assieme al virus e trovano terreno fertile online, scatenando ed esasperando la nostra emotività, ormai a briglie sciolte.

Molti continuano ad affermare, nonostante l’evidenza dei fatti, che è successo l’imprevedibile.

Ma era veramente imprevedibile?

Vogliamo ricordare gli innumerevoli segnali, i dati, gli elementi, gridati con scritti, parole, manifestazioni mondiali, che anticipavano una catastrofe, parallelamente ai disastri ambientali, ai cambiamenti climatici?

D’altronde l’Ebola, il colera, la malaria, solo per citare alcune malattie, sono strettamente collegate al clima, a detta degli esperti.

Se i virus sono effettivamente alimentati da tali problemi, come sembra ormai accertato, questa pandemia può essere solo l’inizio di nuove malattie che verranno fuori per diventare nel mondo globalizzato, inevitabilmente pandemie.

Imprevedibile? No, non era imprevedibile.

Da quanto tempo nel mondo si scriveva in modo distopico? La letteratura e l’arte sono pieni di esempi.

Ricordo ancora il pensiero di Machiavelli che rispecchiava il Rinascimento e che fu da spartiacque per i secoli che seguirono e anche nella mia formazione da liceale, che sintetizzo banalmente: “Meglio prevenire che curare”. E ricordo ancoro il famoso esempio degli argini che l’uomo può e deve creare per contenere i danni di un fiume che straripa.

Ma l’Umanità aveva dimenticato la sua fragilità, convinta di aver raggiunto l’onnipotenza con la scienza e la tecnica.

Ecco perché non capisco chi crede e promette che tutto tornerà come prima.

Io non credo che tutto tornerà come prima.

Perché il prima è ormai lontano da noi e non possiamo usare lo stesso metro di giudizio e gli stessi mezzi del passato per affrontare il presente e per sognare il Futuro.

Sognare, si, perché il problema prioritario è continuare a possedere un’utopia per immaginare, desiderare, sognare ad occhi aperti, un nuovo mondo vivibile, possibile perché se non riusciremo a pensare la Bellezza non potremo possederla.

Scrivendo, ora, mi viene in mente un concetto di un grande narratore del Novecento. In un suo libro affermava che la Cultura è morta e che il popolo che veramente ha vissuto la Cultura fu quello dell’antica Grecia, poiché viveva con gioia.

Mi piace pensare che sia vero, augurandomi di poter ancora assistere ad un cambiamento di rotta dove vige una volontà di Risanamento Ambientale e di Reale Uguaglianza Sociale, in cui sia recuperato il significato del dono.

Me lo auguro per tutti noi ma soprattutto per i giovanissimi, perché gli sia ridato il Futuro che gli è stato tolto.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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