L’emancipazione delle donne nella Resistenza

donne ResistenzaLe donne, nella seconda guerra mondiale, erano spesso diventate capifamiglia e lavoravano in fabbrica oltre che nei campi, poiché i loro mariti erano a combattere. Anche le Università rimasero aperte per opera delle donne, per cui per loro questo terribile periodo fu una vera e propria emancipazione dal ruolo prettamente casalingo in cui erano state relegate durante il fascismo. In questo periodo dimostrarono interamente la loro intelligenza e la loro bravura, sia in città sia in campagna. Organizzavano manifestazioni e scioperi, mentre si occupavano della famiglia e dei figli.

Durante la Resistenza erano le donne di età, religione, idee politiche e ceti sociali diversi che sostenevano fisicamente, raccogliendo fondi, e psicologicamente i loro uomini in carcere. Erano le donne staffette a nutrire gli uomini nascosti e a organizzare la lotta contro il nazifascismo, mantenendo con i loro messaggi le comunicazioni tra i vari compagni. E per questo rischiavano giorno per giorno la prigione, la violenza, la tortura, la vita.

Se alla fine della guerra si è ritornati a vivere è anche opera loro.

Voglio ricordarle e ringraziarle tutte per quello che hanno fatto raccontando la storia vera di una staffetta trevigiana.

 

“…Nella casa patriarcale Teresa visse, durante la seconda guerra mondiale, anche momenti tristi e d’angosciosa attesa. In seguito, quando si sposò, continuò ad avere, assieme al marito, un ricordo fastidioso del fascismo, al punto che non amava parlarne perché el ga fato dee brute robe.

Narrava, restituendo la luce della memoria a chi l’ascoltava, che a quei tempi ghe jera tanti da ammirare però anche tanti delinquenti, squadre di fascisti armati di catene e manganelli, che giravano per le strade di campagna alla ricerca di uomini da arruolare o da pestare.

Ogni tanto accennava, senza dilungarsi, a fatti delittuosi successi nelle piazze di paesi e in particolare a Treviso, sul Ponte de Fero. Uno specialmente la indignava al ricordo. Un giorno una squadra di camicie nere inseguiva con le moto i giovani che si rifiutavano di aderire al fascismo, terrorizzandoli e colpendoli a sangue con manganelli, dopo averli fatti correre in piazza per tutto il giorno. Alla fine, a dimostrazione della loro prepotenza e della loro forza, spararono sui giovani coraggiosi antifascisti, uccidendoli.

Ma a volte qualcuno cedeva alle torture e diveniva traditore dei propri compagni.

A Teresa avevano raccontato, a tal proposito, una storia orribile avvenuta a Treviso, riguardante una giovane partigiana. Questa pare fosse una staffetta preziosa per i compagni, che lottavano per la liberazione dell’Italia dai fascisti e dai nazisti. Partiva da Treviso con la bicicletta e portava ai suoi alleati sul Montello informazioni importanti e vivande. Qualcuno però la tradì e la giovane ….fu presa dalle camicie nere, arrestata e brutalmente torturata tanto da essere privata della cosa più preziosa per una donna: la procreazione. Pur sotto atroci sofferenze, non rivelò i nomi dei compagni, consapevole dell’importanza della causa per cui stavano combattendo.

Teresa raccontava che, a guerra finita, la giovane martire, sopravvissuta al carcere e alle terribili violenze, non ebbe nessun riconoscimento dal nuovo Stato italiano ed era disoccupata.

Quando vide che i suoi aguzzini continuavano a circolare liberamente per Treviso, anzi occupavano posti di lavoro di rilievo, pensò che quella non potesse essere la sua città e che non avesse lottato per l’Italia di compromessi che si trovava innanzi. Ne discusse con il suo uomo e assieme decisero di lasciare tempestivamente la loro terra per emigrare in America, dove vissero fino alla morte.

Teresa si asciugava frettolosamente le lacrime che le scendevano copiose, ogniqualvolta raccontava la storia della giovane staffetta trevigiana…”.

(Tratto dal cap. 2  di Una vita al femminile di Caterina Condoluci)

Condividi i contenuti
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *