CONNESSA, si, ma, contemporaneamente, appartata, isolata…

…Aprì il computer per rassicurarsi ma lo spense quasi subito, stanca e con un senso di fastidio. Si sentiva, in quel momento, connessa, sì, ma, contemporaneamente, appartata, isolata….

…Ricadde nell’isolamento saturo di una nuova dolorosa consapevolezza, quella della solitudine diffusa, dovuta, anche, allo sviluppo impetuoso delle nuove tecnologie, che si aggiungeva ad uno stato di incertezza angosciosa e, in quel momento, non trovava asilo né sollievo…

…A quel punto sentì, misto a paura, un senso di inadeguatezza mai provato: era stata convinta, fino ad allora, che la cultura e lo spirito critico l’avrebbero aiutata a cavarsela in qualsiasi parte del mondo…

Claudia aveva creduto nel Web e aveva immaginato potesse rappresentare una nuova forma di democrazia, essendo alla portata di tutti. Dovette ammettere che, in una sorta di disillusione tecnologica, non era così: ‘Esso è diventato, in realtà, uno strumento di esasperazioni, divisioni e disuguaglianze in mano ai potenti cui è difficile se non impossibile contrapporsi, con il rischio di abbandonare la maggior parte della società in una situazione di inconsapevolezza e di miseria…’.

(Da “Storie di donne tra narrazione e realtà”, Caterina Condoluci, 2020).

Oggi, in realtà viviamo in uno stato perenne di solitudine, con l’ illusione di essere sempre circondati da amici, in realtà sorvegliati nei nostri interessi, emozioni, relazioni.

In un periodo così complicato, reso tale dalla pandemia, tutto ciò si è ancora più accelerato, e l’intrusione nelle vite di tutti attraveerso la tecnologia è diventata incontrollabile anche se viene avvertita come consolatoria.

…Anzi la coscienza, nell’era digitale, apparentemente sempre più evoluta, in realtà non progredisce ma regredisce e appare lacerata tra affermazioni aggressive o osservazioni astiose, dove tutto si conserva ma di nulla si ha ricordo.

Quindi non c’è spazio per il passato.

La finanza, con il suo strapotere, resta intenta a moltiplicare ricchezza per pochi, mantenendo nella povertà la maggior parte della gente.

E la società, sempre più distratta, anche nel periodo così complicato della pandemia, continua a prestare attenzione per le attività principalmente economiche e produttive.

…Gli uomini possono vivere (se vogliono) per vivere e possono lavorare – casomai- per sapere con il corpo, con la psiche e con il sesso, che stanno vivendo…”, Ettore Sottsass, ‘Il pianeta come festival”, 1973.

L’uomo, oggi, vive in effetti, privato di ogni carattere sociale, in un mondo ormai costantemente in crisi, in una dimensione egocentrica e, quindi, diventa facile ammaestrarlo.

In tale contesto abbiamo assistito inermi all’aumento vertiginoso della corruzione e al dilatarsi del problema malavitoso nel mondo, che ha assunto nuove sembianze in qualsiasi cultura e ideologia solamente per interesse e danaro, incuranti, tutti, del bene comune…proponendo un’economia priva di etica, nella rincorsa irrazionale e carente di rispetto per l’ambiente.

All’umanità serve, in realtà, un’economia che migliori senza dover necessariamente crescere.

Quando sarà ridato ai giovani il beneficio di immaginare un futuro di speranza , meno incerto e meno cupo?…”.

Da “FuturaMente” , a cura e con testo introduttivo di Caterina Condoluci

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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