Per Memoria, per Amore

Caterina e MarvicioTra i miei libri c’è un lungo racconto biografico dedicato al mio papà, alla mia mamma e alla mia famiglia, Marvicio, un giovane di Calabria.
Scrissi Marvicio dopo aver ascoltato i miei genitori per circa un anno, tutte le sere.
Avevo l’intento preciso, poiché la vita m’imponeva la lontananza, di star loro vicino e mantenere vividi i loro ricordi, soprattutto le sere d’inverno, quando, ormai anziani, gli pesava molto la solitudine.
Allora, dopo cena, li raggiungevo con la mia telefonata e loro, lungamente, mi raccontavano episodi dell’infanzia, della giovinezza e dell’età adulta nel contesto dell’ambiente in cui vivevano. Erano avvenimenti che avevano caratterizzato la loro vita ma anche la storia dei loro paesi, arricchiti da aneddoti, curiosità che, narrando, rendevano loro gioiosi o tristi ma, sicuramente, vivaci.
Aspettavano entrambi con trepidazione il mio contatto serale, mio padre in particolare.

Opera di Dino Nicoletti

 

L’idea, quindi, era star loro vicino e risvegliare la mente e l’immaginazione con i ricordi della loro vita, scriverli e stamparli, poi, con illustrazioni, in modo che rileggendoli rivivessero il loro passato.
Loro avrebbero rimandato, così, il più possibile la tristezza della vecchiaia.
Ma avevo un altro intento: raccontare i fatti della famiglia con lo sguardo dei genitori, nella speranza d’intenerire i cuori dei vari membri e contribuire a tenerli uniti, schiacciando i sentimenti negativi che appaiono spesso al tramonto dell’esistenza della madre e del padre, quando, vecchi, fragili e ammalati, non sono più il riferimento dei figli. Si rischia, allora, di essere stravolti dal dolore e di non accettare l’inevitabile decadimento dei genitori e, quasi per difesa ma miseramente, di assumere atteggiamenti deplorevoli.

E’ servito scrivere un libro? A me sì. Nessuno mi potrà privare dei lunghi, emozionanti e intensi momenti trascorsi nel raccogliere i loro ricordi, nell’intimità delle loro serate.
Ancora oggi, di tanto in tanto, quando, rapita dalla velocità della vita, rischio di non ricordarmi più chi ero e di non dare valore alla strada che sto percorrendo, leggo qualche brano di Marvicio e, consapevole e orgogliosa, mi riapproprio del senso di appartenenza alla mia famiglia e alla mia terra e proseguo serenamente il mio cammino.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

One Comment

  1. Riappropriarsi delle proprie radici ci dà il senso di chi siamo e da dove veniamo… Bello

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