FORSE E’ IL MOMENTO DI CHIEDERCI COS’E’ LA MISURA…

“…Forse è il momento di chiederci cos’è la misura. La misura sul valore, sull’armonia del vivere con gli altri, sulla natura e il rispetto delle sue leggi….”, così scrivevo nel 2018 nel testo introduttivo della raccolta di saggi “FuturaMente” da me curato. Avevo in mente, tra l’altro, il processo di distruzione con la demolizione di tutto ciò che era vecchio, perché ritenuto inutile e improduttivo per la rendita economica immediata, il forsennato, avido consumismo che ci accompagnava e l’avanzare delle tecnologie, sempre meno controllabile. Oggi, nel periodo complicato della pandemia che stiamo vivendo, il controllo delle tecnologie è impensabile.Già Goffredo Parise nel 1975, in “Dobbiamo disobbedire”, edito da Adellphi, scriveva: “Ci comportiamo come degli affamati nevrotici che si gettano sul cibo in modo nauseante…Tutti i nostri ideali sono concentrati nell’acquisto insensato di oggetti e cibo…Questa è oggi la nostra ideologia…”.E così recitava il poeta Zanzotto a Treviso in un’intervista, C’è ancora qualcosa dietro il paesaggio, nel settembre 2007, che si è battuto sino alla fine contro l’incentemificazione e l’assurdo consumismo della nostra epoca: “…Gira e rigira, questa avidità di cui hanno parlato persino i giornali economici, alla fine è semplicemente un male dell’anima…”.“…Quando l’uomo perde la memoria di sé muore…La città degli uomini o a misura d’uomo ha ceduto il passo a una macchina produttiva di merci e di consumi, in cui ogni essere umano è minima rotella di un gigantesco ingranaggio, ape operaia di un alveare instancabile?…”, Salvatore Settis, “Se Venezia muore”, Einaudi, Torino 2014. Oggi mi viene in mente Vito Teti, professore ordinario di Antropologia culturale all’Università della Calabria che, con il libro “Fine Pasto”, Giulio Einaudi editore, 2017, si chiede se stiamo andando verso una nuova antropologia del cibo.Egli nel suo lavoro, illustrando con dovizia di particolari come dopo il boom economico si sia passato dalla mancanza all’eccesso di cibo, evidenzia il legame tra stelle, natura, acqua, uomini, animali e la produzione e la mancanza di consapevolezza di questo legame che caratterizza la nostra contemporaneità, con l’arrivo, anche, “…della modernità alimentare ( confusa, ambigua, a volte capace di scompaginare economie, culture e saperi)…”, che hanno portato nuovi malesseri, disagi, rischi legati a eccessi di nutrizioni, malattie, morti. Voglio ricordare Laura Dalla Ragione, docente all’ Università Campus Medico di Roma sui DCA, psichiatra e psicoterapeuta; dirige la rete DCA USL 1 dell’Umbria ed è autrice di numerosi saggi.Interviene nel mio libro “Storie di donne tra narrazione e realtà” con il saggio ‘Il corpo nemico: un’epidemia moderna”, e sottolinea, citando Plotino, che l’anima ha bisogno di un luogo.Per i giovani, soprattutto, i Disturbi del Comportamento Alimentare costituiscono oggi una vera e propria epidemia sociale e, scrive Laura Dalla Ragione, sono connessi fortemente alla visione del nostro tempo, sono ancorati alla visione del mondo più diffusa nel nostro emisfero e, afferma, “…Attraverso il corpo, si esprime un dolore intimo e profondo…Esiste un isolamento dell’anima a cui corrisponde un estranearsi del corpo…L’incontro con il mondo non è più un progetto di apertura, è un confronto-scontro in cui l’identità rimane minacciata di dissoluzione. Si vive nella sospensione temporale, il futuro è compromesso ed il passato è demonizzato, quello che resta è un presente reso eterno da un attimo indefinitivamente sospeso…”.Mi auguro, che alla luce di tutto il dolore che stiamo vivendo, alla fine, nel superamento della Pandemia, vinca un progetto che susciti speranza per un mondo diverso, contrario all’individualismo, attento alla persona nella sua unicità, dove vivere con dignità e responsabilità, ricordando, fiduciosi, che dopo un tramonto c’è sempre un nuovo giorno.

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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