Che significato può avere oggi la Resistenza

 

CaterinaIl 25 aprile si ricorda un momento particolare della nostra storia, quando, invasi e indignati per l’occupazione tedesca, il fascismo, il nazismo, l’antisemitismo, non era più possibile sopportare e, allora, gli italiani tutti, “quasi tutti”, uomini, donne, bambini, si unirono per lottare e dire basta.

Non è possibile dimenticare.

Però mi chiedo: ”Di là dalla dovuta commemorazione, quale attualità ha la Resistenza?”.

Non vanno, certo, persi di vista i valori della democrazia che allora muovevano alla lotta.

Ritengo che i motivi che avevano spinto a combattere siano ancora validi, anche se inattuali le stesse armi. Si lottava  per avere una stampa indipendente, per la previdenza e l’uguaglianza sociale, poiché esistevano contemporaneamente povertà, potere economico, ricchezza prepotente.

Oggi molte delle conquiste di allora sono in pericolo, anche se apparentemente non sembra.

Ritengo, quindi, che sia necessario vivere in una continua Resistenza.

 

Ma quali lotte sono possibili oggi?

 

Certo non penso alle armi! Ma all’azione sì, quella della CULTURA! Che non vuol dire mettersi a tutti i costi a costruire subito nuovi centri e musei! Ma investire concettualmente, quindi, per una nuova RESISTENZA CONTINUA che abbia come bandiera la SICUREZZA del PIANETA TERRA, I DIRITTI UMANI E, quindi, LA VERA BELLEZZA per un mondo a misura umana.

 Perché la cultura è un mezzo di rivoluzione, di coesione e di pacificazione.

Invito le giovani generazioni a tener viva l’idea di resistenza contro gli scandali che le circondano.

Li invito a essere consapevoli di ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo, che non si abituino, che si scandalizzino, che reagiscano, che contrastino ciò che ingiusto, che insistano, anche se, purtroppo, spesso non sono ascoltati. Questa è per me la nuova Resistenza.

Certo la Resistenza attuale deve tener conto delle sfide di un mondo globalizzato, ricordarsi che oggi non siamo soli a dover risolvere i problemi ma facciamo parte di un tutto, con i pro e i contro che ciò comporta. Ma non è facendo lo struzzo che si risolvono le situazioni, anzi, si rischia di creare un boomerang che può scatenare, come sta già avvenendo, uno tsunami.

Ritengo che la grande SFIDA ora sia IL DEGRADO DEL PIANETA E DELL’ AMBIENTE. Questa deve portarci a riflettere, come, in effetti, sta già avvenendo, cosa sia realmente il benessere, di là dallo sviluppo economico inteso come misurazione del PIL, nella difesa delle proprie risorse e nel recupero del saper fare, in un’ottica di sviluppo sostenibile, nel rispetto della Terra, Che ci sostiene e ci governa, per dirla con Francesco d’Assisi e, perché no, con Papa Francesco.

Propongo, piuttosto di torturarsi quotidianamente sulla crescita puramente quantitativa del PIL” Sempre di più, sempre più nuovo”, di preoccuparsi della crescita e dello sviluppo umano, che dev’essere prima di tutto etico e culturale e di recuperare il senso delle cose, la spiritualità, religiosa o laica che sia, che si basi sul rispetto per la natura, per l’altro, sulla condivisione e sulle relazioni.

Penso che solo così si potrà affrontare la paura dilagante dell’uomo contemporaneo, solo, incerto e alla deriva, sempre più convinto che ormai non ci sia più niente da fare per salvare il pianeta dalla corruzione e dal degrado fisico e mentale, in una comunità frantumata, confusa, lacerata dalla violenza e dalla corruzione.

Voglio immaginare i giovani di oggi e del futuro impegnati civicamente, coraggiosi, e perché no anche irriverenti quando serve, che difendano la loro libertà e quella del loro prossimo e che siano sempre più attivi nella tutela delle diversità delle culture, nel rispetto reciproco, della terra, tenendo in considerazione la globalità del pianeta. Tutto ciò per vivere in un mondo dove si realizzi la giustizia, la libertà, l’uguaglianza. E, intanto, che non muoia la speranza che tutto ciò si possa realizzare, conquistando una rinnovata coscienza etica.

In quest’ottica non si può ignorare il multiculturalismo, quindi, e l’evoluzione di molti paesi in via di sviluppo che si sono fatti confondere dall’economia consumistica, pur avendo vissuto per secoli basandosi sull’amore per la natura.

Invito i giovani, in particolare, a resistere nelle vicissitudini della quotidianità, partendo dalle piccole cose, a promuovere le iniziative locali per sperimentare e trovare strategie e soluzioni adeguate e non date mai per scontate, mediante un fare comune e universale.

Ciò permetterà di crescere e, quindi, di vivere con l’altro nella ricerca di un nuovo equilibrio, per creare un avvenire di coesione.

 

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Caterina Condoluci

Caterina Condoluci vive da oltre trent’anni nel Veneto, dove ha esercitato per lungo tempo la professione di docente di italiano e storia. Appassionata d’arte e di letteratura, attualmente si dedica alla scrittura come testimonianza di vita.

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